ATTACCATI ALLA (LINEA) VITA!
QUADRO NORMATIVO
D.lgs. 81/2008 - Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro
UNI EN 795/2012 - Dispositivi di ancoraggio e dispositivi individuali per la protezione dalle cadute dall’alto
UNI EN 11578/2015 - Dispositivi di ancoraggio destinati all’installazione permanente
UNI EN 11560/2022 - Guida ai sistemi di ancoraggio in copertura
DGR 699/2015Emilia-Romagna - Atto di indirizzo e coordinamento per la prevenzione delle cadute dall’alto nei lavori in quota nei cantieri edili e di ingegneria civile
Considerando la corposa legislazione in materia, alla domanda “perché installare una linea vita?” sarebbe fin troppo facile rispondere citando la legge, gli obblighi in essa contenuti e le responsabilità in capo al Committente, il quale, occorre sottolinearlo, risponde penalmente degli eventuali infortuni provocati o riconducibili alla mancanza o inadeguatezza dei sistemi anticaduta. In realtà, per quanto corretta, è una risposta incompleta, infatti, riferirsi ai “soli” aspetti legali, potrebbe apparire superficiale, poiché, in gioco, c’è molto più di questo, vale a dire la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini.
Quando si parla di lavori in quota, ossia, come recita l’art. 107 del D.lgs. 81/2008, “ogni attività lavorativa che espone il lavoratore al rischio di caduta dall'alto da una quota posta ad un'altezza superiore a 2 metri rispetto ad un piano stabile”, non si può prescindere dal dato statistico che ci ricorda come la principale causa di mortalità sul lavoro, sia la caduta dall’alto. In sintesi, per rispondere alla domanda di cui sopra, la linea vita va installata perché lo prevede la legge e perché tutela la salute e la sicurezza delle persone.
Stabilito perché, bisogna definire cosa installare e come farlo. Non bastano certo un cavo attaccato al camino e un moschettone alla cintura: si deve ricorrere ad attrezzature e sistemi sicuri, collaudati e certificati e farne l’uso per essi previsto. Non è tutto: avere una linea vita a norma e usarla in modo inidoneo, o non usarla affatto, o ancora, averla e non tenerla in buono stato di manutenzione, sono tutte condizioni che equivalgono a non averla. Questo non per creare inutili allarmismi, ma per tentare di far leva sul buon senso comune.
A chi non è capitato di sentirsi dire frasi quali “faccio tutto in 5 minuti”, “stia tranquillo, sto attento” oppure “sono 40 anni che vado sui tetti e ho sempre fatto così”. L’esperienza, l’attenzione e la durata dell’intervento, sono variabili importanti, ma insufficienti; nessuna di queste può giustificare il mancato o improprio uso dei dispositivi di sicurezza, poiché per cadere basta un secondo, cadono più spesso le persone esperte di quanto lo facciano i neofiti (forse più timorosi e attenti) e aver fatto un’attività in modo sbagliato per 40 anni non la eleva di rango, semmai dimostra che abbiamo a che fare con uno scriteriato non curante della propria e dell’altrui salute.
A tutti è capitato di fare scelte un po’ rischiose, per fretta, per mancanza delle attrezzature adeguate o per semplice ignoranza. Qui però i rischi sono elevatissimi e certe negligenze potrebbero presentare un conto che nessuno è disposto a pagare.
...ma cos’è una linea vita?
Posto che l’art. 111 del D.lgs. 81/2008 stabilisce che, ove possibile, devono essere prioritariamente installati dispositivi di protezione collettiva – in questo caso i parapetti – rispetto a quelli di protezione individuale, la linea vita si può definire come un sistema di ancoraggi posti in quota, a cui gli operatori si agganciano tramite dispositivi di protezione individuale quali imbracature, cordini e dissipatori, per evitare cadute dall’alto.
In altre parole, è un sistema composto da più elementi, collaudati e certificati, che deve essere ideato, progettato e installato solidalmente alle strutture portanti dell’edificio, compatibilmente con le caratteristiche fisiche, tecniche, strutturali e dimensionali dello stesso.
La linea vita, diversamente da quanto si potrebbe credere, non è un sistema rigido, poiché, oltre a evitare cadute dall’alto, è progettata per assorbire le forze generate da un corpo in caduta libera, che si potrebbero rivelare anch’esse molto gravi.
La norma tecnica UNI EN ISO 795/2012 definisce le linee vite in base al loro tipo come di seguito specificato:
Tipo A: punti di ancoraggio singoli stazionari
linee vita ad ancoraggio fisso (fermi sottotegola, anelli o piastre murali, ecc.), il cui uso è previsto solo nei casi in cui non sia possibile optare per soluzioni più confortevoli e sicure.
Tipo B: punti di ancoraggio provvisori portatili
linee vita provvisorie fissate alle strutture del fabbricato mediante staffe e guide mobili che possono essere smontate e riutilizzate più volte. Sono previste in caso di lavori in assenza di parapetti o linee vita fisse.
Tipo C: linee flessibili orizzontali
ciò che si tende a immaginare parlando di linee vita, è costituita di due supporti (pali o piastre) ancorati alla struttura dell’edificio e da un cavo, solitamente in acciaio, fissato in tensione, orizzontalmente ai due supporti, cui l’operatore si aggancia, mediante i propri dispositivi di protezione individuale. Consente grande libertà e capacità di movimento lungo la linea stessa.
Le linee vita di Tipo C si suddividono ulteriormente in:
deformabili, il sistema attutisce la caduta mediante deformazione programmata dei sostegni
indeformabili, quando le forze dovute alla caduta sono assorbite da un elemento a molla denominato dissipatore di energia
Tipo D: linee rigide orizzontali
linee vita composte da una guida rigida (binario) e un carrello che scorre al suo interno a cui l’operatore si assicura mediante i suoi dispositivi di protezione individuale in modo del tutto analogo al precedente. Concettualmente simile alla linea di Tipo C, offre buona ergonomia e consente di percorrere lunghe distanze in sicurezza senza mai staccarsi.
Tipo E: dispositivi di ancoraggio zavorrati
si basano sulla resistenza offerta da un contrappeso (in metallo, calcestruzzo, ecc.) in caso di caduta (poco utilizzate e piuttosto rudimentali)
Per quanto ovvio possa apparire, è opportuno sottolineare che la linea vita può essere utilizzata solo da personale esperto, opportunamente formato e abilitato ai lavori in quota e all’uso di dispositivi anticaduta certificati, collaudati e mantenuti in efficienza (vanno sottoposti a verifica e nuovo collaudo con cadenze regolari).
Per essere a norma, la linea vita deve sempre essere corredata dei seguenti documenti:
manuale d’uso e manutenzione e certificato di conformità, forniti dal produttore;
relazione di calcolo, di corretto utilizzo e planimetrica, fornite dal progettista;
relazione fotografica, fornita dal progettista dietro invio da parte dell’installatore
certificato di corretta posa o installazione, fornito dall’installatore.
Le linee vita sono soggette a verifica visiva e strumentale, ad opera di personale qualificato e abilitato (ingegnere, architetto o installatore) con cadenza massima biennale, salvo diversa indicazione migliorativa del produttore, nel qual caso i tempi si riducono a quelli indicati nel manuale d’uso e manutenzione.
Le verifiche possono dare esito positivo, positivo con riserva o negativo.
Nel primo caso non occorre fare nulla, nel secondo si tratta di capire quali siano le osservazioni e porvi rimedio, ove possibile, entro la verifica successiva, nel terzo viene interdetto l’uso della linea vita fino a rispristino delle condizioni di sicurezza ed esito positivo della nuova verifica.